La mobilitazione dei cittadini ha prodotto, finalmente, un risultato importante per il quale esprimiamo soddisfazione. Il 4 febbraio 2021 si è riunita la Conferenza di Servizi (composta da Comune di Piombino, Agenzia del Demanio, ARPAT Dipartimento Piombino-Elba, Azienda USL Nord ovest, Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, AIT, Conferenza Territoriale n. 5 Toscana Costa Consorzio di Bonifica Toscana Costa ASA spa Settore VIA-VAS Opere Pubbliche di interesse strategico regionale Settore Genio Civile Valdarno inferiore) che ha preso atto dell'impossibilità di procedere alla valutazione delle istanze di AIA presentate dalla società Rimateria.
Questo in seguito alla mancanza di un prerequisito indispensabile: il rispetto da parte della società delle prescrizioni ricevute per le aree già concesse. Sicuramente hanno pesato osservazioni e interventi, prodotti e inviati in grande quantità da molti soggetti, fra cui La Piazza Val di Cornia. Resta però incertezza su cosa sia stato effettivamente deliberato e sugli sviluppi che si potrebbero avere a questo punto: le ricostruzioni giornalistiche e le prese di posizione, anche istituzionali, lasciano un notevole margine di incertezza. C'è chi parla di bocciatura, chi di improcedibilità, chi di semplice sospensione: per questo abbiamo già chiesto al Comune di Piombino e alla Regione Toscana di avere i verbali della citata Conferenza di Servizi.
Ad oggi sappiamo solo che la data in cui il Tribunale dovrebbe esprimersi sulla richiesta di concordato è vicinissima: i primi di marzo.
Se l'azienda si presentasse al concordato senza un'AIA approvata che renda possibile il piano industriale proposto, potrebbe andare in fallimento. Ciò comporterebbe un grave problema di gestione post mortem di questa discarica, peraltro protetta forse da una fidejussione assai scarsa anche a causa della incredibile normativa che ne riduce la consistenza per le aziende in possesso di certificazioni ambientali.
Senza avere le spalle coperte dall'AIA l'azienda potrebbe rinunciare al concordato e procedere direttamente alla liquidazione dei creditori. Come? Attraverso l'utilizzo di nuovo denaro investito nell'azienda stessa, per esempio attraverso un aumento di capitale da parte di uno dei soci privati che decide di spendere qualcosa in più adesso pur di scongiurare il rischio di perdere tutto.
Un aumento di capitale però potrebbe stravolgere gli attuali equilibri societari e concedere ai privati di possedere una percentuale delle quote tale da consentire loro di modificare a loro piacimento persino lo Statuto, senza essere sottoposti in futuro, ancor più di oggi, ad alcun vincolo di parte pubblica.
Entrambi gli scenari sono assolutamente preoccupanti. Probabilmente ci sono anche altre possibilità: in ogni caso ci sembra fondamentale che scelte di questa portata siano fatte informando e coinvolgendo la cittadinanza. Sia i cittadini che i lavoratori di Rimateria sono infatti vittime di una conduzione spregiudicata dell'azienda e della volontà di portare avanti un piano industriale volto solo ad assicurare profitti ai privati, ma profondamente sbagliato e fallimentare per il territorio e le persone che ci vivono e ci lavorano. Piano industriale che purtroppo non è mai stato messo in discussione, anzi, in larga parte è stato sostenuto dalla politica e dai rappresentanti sindacali. Non è, in conclusione, il momento di festeggiare e sciogliere le righe, anzi: occhi aperti e spalle al muro. Non si sa mai.
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