RiMateria afferma che oggi la discarica non puzza più. Afferma che “lo dicono i dati di ARPAT”. Certo, ma leggiamoli tutti, i documenti di ARPAT: non facciamogli dire solo quello che ci fa comodo.
Presentiamo dunque i documenti forniti da ARPAT: ci sono stati inviati due rapporti trimestrali di monitoraggio della qualità dell'aria redatti da Rimateria e le valutazioni che ARPAT ha fatto di essi.
Valutazioni che sono ben lontane dall'ottimismo trionfalistico con cui Rimateria presenta la situazione.
Attualmente sono in funzione due centraline di rilevamento mobili gestite da Rimateria ed una, presa in affitto dal Comune di Piombino e gestita in collaborazione con ARPAT, in funzione dal 10 Settembre a Dicembre 2020. La centralina presa in locazione dal Comune di Piombino rileva l’acido solfidrico, quelle gestite da Rimateria acido solfidrico e metano.
I periodi analizzati sono due: il trimestre dal Novembre 2019 a Febbraio 2020 e quello da Febbraio 2020 a Maggio 2020.
Prima ancora di parlare dei risultati del monitoraggio ci sembra importante sottolineare che tale rete di controllo provvisoria è per noi inadeguata per i seguenti motivi:
il Comune ha affittato per soli 4 mesi una centralina che rileva esclusivamente l’acido solfidrico. A parte il fatto che i parametri da rilevare sarebbero molti di più, ci sembra ovvio che la ditta, sapendo che in questo periodo sarà sottoposta ad un controllo indipendente che rileva ora per ora la concentrazione di acido solfidrico nell’aria, potrebbe gestire in modo particolarmente attento i rifiuti depositati (quantità, qualità e coperture giornaliere) sapendo di poter smettere di farlo dopo Dicembre, quando tale controllo finirà. Non è quello che facciamo tutti? Non stiamo più attenti alla velocità nei tratti di strada in cui sappiamo che ci sono autovelox?
Le unità di controllo della qualità dell'aria di cui Rimateria si è dotata sono difformi da quanto stabiliscono le prescrizioni, che prevedevano centraline fisse. Tale deroga è stata concessa dalla stessa Regione Toscana. Inoltre il D.L. n.36 del 13 Gennaio 2003 nell’Allegato 2 specifica che oltre al rilevamento del metano dovevano essere compresi almeno altri gas (come l’anidride carbonica e l’ossigeno) mentre su indicazioni della Regione potevano essere controllati oltre l’acido solfidrico anche le polveri totali, i composti volatili, l’ammonica, l’idrogeno.
Le unità mobili hanno presentato, come sottolineato anche da ARPAT, molte criticità: guasti che hanno impedito per un intero mese il loro funzionamento, taratura non eseguita giornalmente, mancata messa a punto del sistema di validazione o invalidazione dei dati.
Nel primo trimestre la situazione impiantistica e di gestione delle unità mobili presentava anche altre criticità: ad esempio non veniva spiegato in base a quale criterio alcuni valori (fra l'altro particolarmente alti) di concentrazione di acido solfidrico rilevati non venivano ritenuti validi.
ARPAT, dopo aver descritto tutte le difformità dalla norma presenti nel sistema di monitoraggio e nella sua modalità di gestione (che a nostro avviso rendono molto poco credibili i dati rilevati e le relative relazioni fornite da Rimateria), per i dati e le relazioni riguardanti il primo trimestre si esprime in questo modo: “... i risultati forniti evidenziano il permanere, nel primo trimestre di monitoraggio, del disturbo odorigeno originato dall'idrogeno solforato. L’area di maggiore impatto è rappresentata dalla postazione di Colmata (ATM01) (...) La postazione in località Terre Rosse (ATM02), evidenzia invece un trend in diminuzione confermato anche nel mese di febbraio (...) Per il parametro metano la relazione risulta carente di qualsiasi analisi dei dati raccolti.”
Per quanto riguarda il secondo trimestre ARPAT, dopo avere evidenziato alcune migliorie del sistema di monitoraggio, rivolge a Rimateria il seguente monito: “Pur nella consapevolezza che l’attuale sistema di monitoraggio è un sistema transitorio in attesa dell’installazione delle centraline fisse per il monitoraggio della qualità dell’aria e tenuto conto che la Delibera citata non si riferisce espressamente agli inquinanti monitorati, si ritiene auspicabile che la Società allinei, per quanto possibile, l’attuale sistema di controllo con quanto consigliato dalla normativa vigente”. Quindi anche nel secondo trimestre permangono importanti criticità.
Fatta questa premessa ARPAT afferma: “Esaminati i dati del monitoraggio dell’idrogeno solforato, per la stazione di monitoraggio in località Colmata (ATM01), anche per il secondo periodo di monitoraggio si evidenzia il permanere del disturbo odorigeno originato dalle emissioni della discarica mentre, per la postazione in località Terre Rosse (ATM02), si registrano percentuali di superamento della soglia di disturbo odorigeno prossime allo zero e quindi in netta controtendenza con il precedente periodo di monitoraggio.”. Per il metano dalla relazione Rimateria risulta che per entrambe le stazioni i dati rilevati non destano nessuna preoccupazione.
Siamo in attesa di ricevere le valutazioni del trimestre maggio-agosto 2020 e l'elaborazione dei dati della centralina ARPAT: sicuramente rileveranno un miglioramento della situazione, dal momento che, dopo anni, sono stati finalmente completati i pozzi di estrazione del biogas ed è più estesa la copertura della discarica. Dobbiamo comunque tener conto anche del fatto che il deposito dei rifiuti non avviene più sopra la discarica, ma nel cono rovescio (piccolo avvallamento racchiuso tra la discarica ex-ASIU e la ex-Lucchini).
Quindi: pur con una rete di monitoraggio non adeguata e insufficiente, è stato rilevato per ben sei mesi (da novembre 2019 a maggio 2020) un marcato disturbo odorigeno e non è stato preso nessun provvedimento. Eppure sia il Comune che l'ASL erano in possesso di questi dati. Come sono intervenuti? Perché noi cittadini non ne sapevamo niente?
Quello che il cittadino avverte come inizialmente come semplice “disturbo odorigeno” in realtà finisce col provocare disturbo al sonno, mal di testa, perdita di appetito, disturbi gastrici, ecc. e non dimentichiamo che l’Associazione Nazionale dei Consulenti e dei Responsabili della Sicurezza sul lavoro afferma che “si possono avere tali effetti anche quando un residuo odoroso è presente in concentrazioni molto basse, solitamente molto più basse di quelle capaci di causare danni alla salute o effetti sull’ambiente”; ricordiamo che il disturbo odorigeno, oltre a danneggiare la qualità della vita delle persone, penalizza fortemente le attività economiche dell’area, dove sono presenti anche due ristoranti.
Rammentiamo anche un importante concetto contenuto nel citato Decreto: “... il Piano deve definire livelli di guardia relativamente alla presenza del gas di discarica all'esterno della discarica, anche nel suolo e nel sottosuolo, nonché contenere un piano d'intervento da realizzare ed attivare in caso di superamento degli stessi.” Cioè: non serve sapere ogni tre mesi se abbiamo avuto una situazione anomala, dobbiamo saperlo in tempo reale per poter intervenire subito in caso di sforamento. Ecco perché non possiamo affidare alla sola Rimateria la possibilità di intervire per mitigare immediatamente situazioni di disagio: deve esistere una rete di centraline di proprietà del comune, gestite in collaborazione con ARPAT che sia consultabile da chiunque e preveda un piano di intervento e provvedimenti immediati nel caso di sforamenti dei limiti previsti sia dalla Legge nazionale che da quanto stabilito a livello Comunale. Tale rete di controllo ambientale dovrebbe a nostro avviso coprire tutti i punti critici della città e non limitarsi solo a Colmata.
Non è vero che sarebbe una spesa non sopportabile per il Comune, come si è detto anche per giustificare il ridotto numero di carotaggi proposti. Non è una questione di soldi ma di scelte politiche: come si sono trovati più di 200.000 euro per l’estate Piombinese, come si è acceso un mutuo milionario per le opere di sistemazione di giardini, piazze, ecc., ugualmente si troverebbero i soldi per tale settore. Crediamo che, in estrema ratio, molti cittadini sarebbero disponibili persino a dare un contributo volontario per rendere possibile l’acquisto di tale dotazione. Riportiamo integralmente i due documenti contenenti i dati che ARPAT ha fornito valutazione primo report trimestrale monitoraggio qualità dell’aria
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