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Immagine del redattoreLa Piazza Val di Cornia

Dubbi e alternative su Ospedale Covid per cure intermedie.

La recente decisione dell’ASL Toscana Nord Ovest di dichiarare Piombino Ospedale Covid per pazienti che necessitano di cure intermedie ci spinge a fare una riflessione. Il nostro Ospedale non è mai stato dotato di un reparto Malattie Infettive: questa decisione, non certo presa a livello locale, ha fatto sì che al momento del suo ampliamento/ristrutturazione non siano stati previsti percorsi, ascensori, stanze di degenza e spazi appositi per questa tipologia di malati.                                     Ricordiamo ai dirigenti ASL (che forse non lo hanno ben presente, visto che molti di loro, a cominciare dal Direttore Generale, non hanno mai lavorato in corsia) che l'approccio verso i pazienti di Malattie infettive deve essere completamente diverso rispetto agli altri: la struttura a loro dedicata non deve essere contigua al resto dell'ospedale, deve cioè essere esclusa ogni possibilità di contatto tra gli Infettivi e gli altri pazienti. È vero, ci troviamo a fronteggiare un'emergenza e dobbiamo rimediare alla sottovalutazione del problema fatta in passato: questo però non deve spingerci a ignorare ciò che l'esperienza secolare della Medicina (maturata attraverso le varie epidemie) ci ha insegnato. La carenza quantitativa di Medici e Infermieri e la carenza di posti letto (problemi del tutto prevedibili che si sarebbero tranquillamente potuti prevenire o almeno circoscrivere) non può giustificare la messa in atto di soluzioni approssimative. Ci permettiamo umilmente di ricordare che nel 2006 era stato approvato un “Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale” che l'OMS chiedeva di aggiornare continuamente. È stato fatto? No. L'ultimo aggiornamento risale al 2010. Chi avrebbe dovuto aggiornarlo? Il Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, ente istituito nel 2004, al cui interno il sottocomitato “Influenza e pandemia influenzale” avrebbe dovuto scrivere  le linee guida nazionali, integrandole e aggiornandole periodicamente. Questo sottocomitato non funziona da anni. Perché? Il piano originale disponeva di dotarsi di scorte di materiale di protezione individuale per le categorie a rischio (con adeguato approvvigionamento), di avere una riserva di farmaci antivirali, vaccini, antibiotici, kit diagnostici e di tutti i supporti tecnici di rapido impiego in fase di emergenza. Disponeva inoltre di fare un periodico censimento sulla disponibilità di dispositivi meccanici per assistenza ai pazienti e di prevedere adeguati corsi di formazione per il personale. Poiché tutte queste disposizioni sono state disattese, nella fase critica della pandemia siamo stati costretti a ricorrere a Medici specializzandi o Medici con altre specializzazioni (che dunque non hanno competenze specifiche in Pneumologia, Infettivologia o Terapia Intensiva) esponendoli al rischio di contrarre essi stessi la malattia. Lo stesso dicasi per il personale infermieristico. Detto questo, non ci sorprende né l’alto numero di contagiati e morti tra il personale sanitario, né la grande quantità di denunce dei familiari di pazienti che reclamano non essere stati correttamente trattati. “Sarebbe però un ulteriore errore scambiare un'emergenza di sanità pubblica per un'emergenza di terapie intensive”  ha detto giustamente il Presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, ma è pur vero che le mancate indagini epidemiologiche e le carenze sopra ricordate hanno fatto sì che il Personale Sanitario stesso divenisse talvolta, del tutto involontariamente, diffusore del contagio. Oggi la ASL impone a Piombino di accettare pazienti che necessitano di cure intermedie (cioè che abbiano superato la fase critica dell’infezione ma che debbano essere ancora vigilati). È doveroso assicurare le necessarie cure a tutti coloro che ne hanno bisogno, ma è altrettanto doveroso assicurare un'adeguata formazione al personale coinvolto nella lotta alla pandemia: occorrono corsi e test pratici con una rigorosa valutazione finale, in modo che non sia nuovamente sottovalutato il rischio infettivo. Un Ospedale periferico come il nostro è davvero in grado di riorganizzarsi così, dall'oggi al domani, senza risorse aggiuntive, per ospitare questa tipologia di pazienti? Purtroppo la sensazione che abbiamo, supportata da tutto quanto sopra esposto, è che si punti soltanto sulla buona volontà e sull'abnegazione già ampiamente dimostrata dal personale. Si è parlato tanto di Ospedali in rete, di potenziamenti e razionalizzazioni; non sarebbe allora stato più logico spostare a Piombino dagli Ospedali maggiori tutta quei pazienti di medicina e chirurgia qui  trattabili, in modo da liberare posti letto e risorse laddove  è già presente Personale formato e dedicato al trattamento delle malattie infettive? I Pazienti che afferiranno a Piombino porranno invece grandi problemi di collocazione, di percorsi e di controllo sanitario che non debbono essere ignorati o sottovalutati. Se davvero di rete si tratta, ebbene comportiamoci di conseguenza: questo sarebbe proprio il momento giusto per porre, a livello nazionale, le basi per rifondare l’intero sistema sanitario partendo dalle normative e dai modelli di prevenzione, oltre che dalla ridefinizione dell’intera gestione dell’emergenza.

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