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Immagine del redattoreLa Piazza Val di Cornia

PIANO STRUTTURALE: le nostre osservazioni

Il Piano Strutturale, peraltro approvato con l'astensione in sede di adozione da parte del PD con l'esplicita valutazione di come lo stesso sia in continuità con quello elaborato dalla propria amministrazione risultata sconfitta alle ultime elezioni e sostituita dall'attuale maggioranza capeggiata dal sindaco Francesco Ferrari, determina gli indirizzi a cui il nostro territorio dovrà tendere. Il testo, assai complesso e supportato da cartine ed elaborati, si può trovare sul sito del Comune di Piombino al seguente link: https://www.comune.piombino.li.it/pagina20070_adozione.html


Osservazione 1 "Cop.P1.1 – Nuova struttura turistico ricettiva e strutture per l’accessibilità e la fruizione del Parco della Sterpaia"


"[...] OSSERVATO

Che è prevista nuova struttura indicata in: "Cop.P1.1 – Nuova struttura turistico ricettiva e strutture per l’accessibilità e la fruizione del Parco della Sterpaia”, la quale si colloca nelle immediate vicinanze della costa est, prevede 100 posti letto, per un dimensionamento massimo:

SE = 3.700 mq del villaggio (turistico-ricettivo – nuova edificazione).

Che insieme a detta struttura si prevede inoltre servizi balneari dedicati.

Osservato che la Costa Est è già ad oggi satura, dal punto di vista del peso antropico sulla duna e sulla spiaggia, per i mesi estivi e non necessita di ulteriori spazi in concessione. La stessa Amministrazione Comunale di Piombino ha sostenuto la propria iniziativa di allungamento fino al 2033 delle licenze balneari proprio con la “non scarsità della risorsa”. In caso contrario, infatti, si sarebbe dovuta tenere regolare gara a scadenza.

Osservato che oltre all'evidente non necessità di aumentare ulteriormente le strutture ricettive e balneari in Costa Est rammentiamo che ci troviamo in un'Area Naturale Protetta di Interesse

Locale.

Visto che nel “DOC.4 – DISCIPLINA DEL PIANO” a pag. 42 dichiara di perseguire l'indirizzo del contrasto “a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da subsidenza” e ribadisce nel documento “DOC.4A – UTOE E DIMENSIONAMENTO DEL PIANO“ a pag. 54 di voler “disincentivare o limitare le attività idroesigenti nella piana agricola caratterizzata dai noti fenomeni di ingressione del cuneo salino e di subsidenza”.

Visto che la ricchezza del nostro territorio e la sua possibilità di sviluppo saranno sempre più basate sulla capacità di difendere ed incrementare il nostro patrimonio naturalistico e la difesa degli ecosistemi presenti. Visto che a questo ci obbliga anche la Direttiva 92/43/CEE con misure di conservazione per le specie e gli habitat riportati nei suoi allegati, specie ed habitat presenti nell'importante Area Naturale della Sterpaia.

Visto che la Direttiva CEE infatti estende la realizzazione di attività di controllo anche al di fuori delle aree che costituiscono la Rete Natura 2000.


PROPONE


con formale richiesta, di apportare al Piano Strutturale adottato le seguenti variazioni :

a) Di non prevedere ed autorizzare la costruzione di una nuova struttura turistica nel Parco costiero della Sterpaia.

b) Di stabilire di non autorizzare un futuro aumento delle aree in concessione balneare, né di qualsiasi struttura di ristorazione (ristoranti, trattorie, pizzerie, bar, birrerie, gelaterie, pasticcerie ed esercizi simili) che aumenti la pressione antropica nel Parco Naturale della Sterpaia perché già l'attuale situazione mette a rischio il delicato sistema naturale. Tale protezione è il principale scopo che il Piano Strutturale deve garantire e che la protezione di un'Area Naturale non è in contraddizione con l'esigenza dello sviluppo turistico ma ne è il presupposto.[...]"


Osservazione 2 "Errata individuazione della nostra zona come vocata all'economia circolare"


"[...] OSSERVATO

Che nel Piano Strutturale abbiamo colto alcune affermazioni riferite al nostro territorio che intendiamo dimostrare essere false, queste le frasi che richiamano i concetti espressi e da noi non condivisi:

"...una naturale predisposizione per l’economia circolare, fondata non solo sulla bonifica del comparto siderurgico, ma anche su cicli di filiera che legano il mondo dell’agricoltura, della produzione e del settore terziario in un’ottica di innovazione sostenibile.";

"- la costruzione di un’ “economia circolare” ancorata alle filiere produttive locali e al recupero e

al riuso dei prodotti e dei materiali di risulta delle lavorazioni,"

"promuovere attività di economia circolare sostenibili, da intendersi non solo come attività a supporto della bonifica dell’area siderurgica e del recupero di rifiuti, ma anche come attivazione di filiere locali chiuse di produzione e riciclo, purché in grado di contribuire al miglioramento del contesto ambientale e paesaggistico.".

Per chiarire il nostro dissenso intendiamo prima spiegare cosa debba intendersi per economia circolare e poi dimostrare che il nostro non è un territorio adatto all'industria dell'economia circolare nemmeno per come è erroneamente intesa nel piano strutturale del Comune di Piombino.

Quale è il cuore dell'economia circolare per quanto riguarda i prodotti dell'industria? Uno dei punti più importanti si fonda sulla necessità non procrastinabile di eliminare gli scarti nei processi produttivi che si trasformano in rifiuti. Non produrre rifiuti. Questo deve essere fatto in fase di progettazione del bene che si intende produrre e degli stessi metodi di produzione. Gli scarti, se presenti, possono essere trasformati in prodotti commercializzabili.

Facciamo un esempio spesso menzionato a Piombino: la produzione di acciaio da forno elettrico. Sono state fatte a tal proposito due affermazioni molto lontane da quanto affermato dall'economia circolare: la necessità di una discarica e di una azienda che ricicli gli scarti della produzione da forno elettrico.

Infatti, se andiamo a vedere come funzionano le acciaierie moderne vediamo che il problema è risolto, non potrebbe essere altrimenti, all'interno della stessa azienda. Non affidando i rifiuti a ditta esterna per riciclarli bensì non producendoli. Prendiamo come riferimento uno dei più importanti produttori di acciaio Italiano, l'acciaieria Arvedi SpA a Cremona che dispone di due linee fusorie con forno elettrico. La scoria prodotta da uno stabilimento siderurgico,

secondo documenti interpretativi di Euroslag, l’associazione che raccoglie la maggior parte dei produttori di scoria in Europa, si può configurare come: prodotto, sottoprodotto o rifiuto.

Arvedi oggi produce un vero e proprio prodotto commercializzato con un proprio nome commerciale:

INERTEX. L’azienda può mettere appositamente in produzione l’aggregato controllando il ciclo produttivo a partire dalla carica e dalla conduzione del forno elettrico (esempio i rottami non devono contenere smalti, non devono contenere rame, scelta accurata dei fondenti, ecc.) scelte del resto obbligate per chi è orientato alla produzione di acciaio di alta qualità ed infine è controllato anche lo sversamento della scoria.

Prima la scoria per le caratteristiche ottenute era un sottoprodotto od un rifiuto ed ARVEDI disponeva di un impianto, comunque sempre nello stabilimento per abbattere anche i costi, capace di trattare 300.000 tonnellate annue di scorie.

Tale impianto oggi non è più utilizzato! La scoria non è più ne un rifiuto e nemmeno un sottoprodotto, dal forno elettrico escono due prodotti: acciaio e l’INERTEX un aggregato artificiale certificato.

In seguito al miglioramento del ciclo produttivo aziendale attuato a partire dal 2006, l’Acciaieria Arvedi S.p.A. produce l’INERTEX 0/125, che in conformità alla Norma UNI EN 13242 può essere utilizzato per la fornitura di aggregati per materiali non legati e legati con leganti idraulici, per l’impiego in opere di ingegneria civile e nella costruzione di strade. Per produrre aggregati destinati anche ad altre applicazioni, in particolare per il confezionamento di calcestruzzi

e conglomerati bituminosi, l’INERTEX viene ridotto granulometricamente mediante frantumazione e selezionato tramite vagliatura, in modo analogo a quanto viene fatto da altre aziende per produrre gli aggregati naturali e riciclati.

Vengono quindi attualmente ottenuti altri cinque tipi di aggregati, distinti in base alla classe granulometrica caratteristica di ognuno di essi.

Si può leggere uno studio a cura di A. Barocci, G. Luzzari, M. Facchin:

“Il percorso che l’Acciaieria Arvedi S.p.A. ha da molti anni intrapreso verso uno sviluppo aziendale sostenibile ha consentito in luogo di scorie nere da forno elettrico, di ottenere l’INERTEX, materiale inerte certificato, idoneo all’impiego come aggregato per opere di ingegneria civile, sottofondi e rilevati stradali, recuperi ambientali e per il confezionamento di calcestruzzi e conglomerati (oltre che manti) bituminosi ad elevate prestazioni. Dal punto di vista

tecnico, le ottime caratteristiche fisico-meccaniche, che si è riusciti a mantenere costanti in quanto dipendenti dai processi standardizzati di produzione dell’acciaio, lo rendono preferibile agli aggregati riciclati ed estremamente competitivo anche rispetto agli aggregati naturali più pregiati, cioè quelli caratterizzati da elevati valori di resistenza meccanica. La certificazione di Marcatura CE secondo il sistema 2+ garantisce l’impiego dell’INERTEX ad alti requisiti di sicurezza. L’utilizzo dell’INTERTEX in sostituzione degli aggregati naturali in numerose applicazioni, oltre che economicamente vantaggioso, apporta benefici dal punto di vista ambientale, in quanto riduce lo sfruttamento di risorse naturali non rinnovabili.”

Vorremmo trarre da questo una riflessione di ordine generale che chiarisce cosa debba intendersi per economia circolare: quando possibile i rifiuti più che riciclarli non vanno più prodotti! Chi produce un determinato prodotto spesso crea dei rifiuti che affida ad altri per il riciclo o la messa in discarica. Questo diviene un sistema lineare di industrie addette al riciclo, un sistema parallelo ad altre industrie che con produzioni invariate continuano a generare rifiuti, questo sistema è erroneamente chiamato economia circolare. La quantità riciclata sarà sempre meno del rifiuto e nascerà un nuovo scarto da mettere in discarica o incenerire, per compiere il riciclo si sarà consumata energia, ecc.

E' possibile invece all'interno del processo produttivo e solo all'interno del processo produttivo, mediante la sua reingegnerizzazione generare prodotti, sottoprodotti e non più rifiuti così come suggerito dalla filosofia alla base dall'economia circolare. Naturalmente sono anche altri i principi guida dell'economia circolare: aumentare la vita dei prodotti, costruirli in modo che siano facilmente riciclabili, sostituire materiali artificiali con naturali, ecc.

Se le acciaierie elettriche moderne hanno risolto il problema della scoria vogliamo fare un esempio negativo presente in Toscana: quello delle concerie i cui rifiuti sono forse arrivati fino alla discarica Rimateria. Nel distretto conciario di Santa Croce lavorano più di diecimila persone che rappresentano la base su cui è costruito un impero industriale,

fortemente connesso al lusso, costituito da scarpe, borsette, cinture, portafogli, rivestimenti di mobili e auto ecc., per un giro d’affari complessivo stimato in oltre duemila miliardi di dollari l’anno. La capacità degli industriali di influenzare i politici che gestiscono tale territorio è enorme. I casi di malattie professionali riconosciuti nel distretto di Santa Croce dal 1997 al 2014 sono stati 493 suddivisibili in cinque grandi gruppi: malattie muscolo-scheletriche, tumori, dermatiti,

disturbi dell’udito, malattie respiratorie. Per ogni tonnellata di pelle lavorata si producono tra 60 e 250 tonnellate di acqua inquinata (contenente tra le altre sostanze circa 20-30 kg di cromo e 50 kg di solfuri), tra 1.800 e 3.650 kg di residui solidi, 2.500 kg di fanghi, tra 4 e 50 kg di solventi emessi nell’aria. Il rischio più significativo è legato all’uso del Cromo III che in determinate circostanze può trasformarsi nel più tossico e cancerogeno Cromo VI (CrVI) e diventare una seria minaccia per gli stessi lavoratori e l'ambiente.

Ebbene non è affidando a ditte esterne al ciclo produttivo che rimane invariato i rifiuti prodotti che si migliorerà la salute dei lavoratori e si tutelerà l'ambiente. Non è con una industria del riciclo e della depurazione che sarà possibile eliminare gli enormi problemi che tale distretto provoca tra i lavoratori e nell'ambiente. Fra l'altro il Consorzio che trattava i rifiuti delle concerie non lo ha fatto correttamente e materiali riciclati ma sempre inquinati a livelli inaccettabili sono stati da altre ditte miscelati con inerti e a classificati come materia prima per l’edilizia!

No la soluzione del problema ambientale e sanitario originato dalle concerie si potrebbe risolvere cambiando il modo di lavorare la pelle, utilizzando prodotti naturali come il tannino al posto del cromo. Non stiamo parlando di un ritorno al passato o di peggiorare la produzione si tratta di soluzioni utilizzate già oggi da alcune ditte e di progetti come LifeTan finanziati dalla Unione Europea nell’ambito del programma “LIFE” per l’ambiente. LifeTan, che gode di un finanziamento comunitario di 500mila euro, ha preso avvio a giugno 2016 e si prefigge di capire come sostituire – in alcune fasi della lavorazione del cuoio (macerazione, sgrassaggio, tintura, ingrasso e concia) – i prodotti chimici e derivati del petrolio con sostanze naturali ricavati da scarti animali o da rifiuti agro-industriali. Tale progetto coinvolge il CNR-ICCOM di Pisa e lo spagnolo INESCOP.

Questi esempi li abbiamo fatti per fare capire che non ha alcun senso di parlare di un territorio con" ...una naturale predisposizione per l’economia circolare". L'economia circolare parla della produzione dei beni e del nostro modo di consumarli, tratta della diminuzione delle materie prime e di come possono essere reimmesse in circolo, ecc. NON HA ALCUN SENSO PARLARE DI TERRITORIO VOCATO ALL'ECONOMIA CIRCOLARE.

Questo è il primo punto che volevamo sottolineare e che non condividiamo delle linee guida che hanno poi orientato le scelte del Piano Strutturale.

Tale idea si concretizza ed acquista purtroppo senso solo se si pensa che sia nostro interesse ospitare nel nostro territorio fabbriche che trattano i rifiuti prodotti da altri. Rifiuti prodotti da ditte come le concerie, le cartiere, ecc. che invece di cambiare il modo di produrre affidano ad altri i loro rifiuti.

Ebbene il nostro territorio non è comunque adatto a tale tipologia di industrie ed impianti. Il numero di ditte che si sono insediate che fanno questo tipo di lavoro è già fin troppo elevato! Esistono nel territorio Comunale ditte di intermediazione di rifiuti anche pericolosi che li trattano per poi spedirli a discarica o riciclo, ditte che trattano rifiuti inerti di origine edile o industriale per trasformarli in materiali adatti a sottofondi stradali, ditte che si occupano del riciclo dei pneumatici, ditte che intendono demolire le navi, ecc. Allungare tale elenco prevedendo spazi dove possono insediarsi significa dare corpo all'idea di distretto dell'economia circolare (nella accezione sbagliata che abbiamo precedentemente spiegato) che farebbe ripiombare la nostra zona in una nuova monocultura che impedirebbe la diversificazione.

Ugualmente sbagliato pensare di risolvere i problemi creati anche dai rifiuti urbani con la costruzione sul nostro territorio di un inceneritore.

Il nostro è un territorio pregiato per le nostre ricchezze naturali, l'abbondanza di acqua , la presenza del Cornia, i valori paesaggistici, la campagna e le colline, il promontorio intatto,i beni culturali e storici,la posizione logistica che ha Piombino al centro dell'Arcipelago Toscano e dell'alto Tirreno, il mare non inquinato...tutto questo sta permettendo di avviare la tanto auspicata diversificazione produttiva. Si stanno sviluppando gli allevamenti del pesce e le fabbriche per

il suo confezionamento o cucina, si sta sviluppando la coltivazione dei mitili, le campagne stanno puntando a produzione di qualità e vini ed olio si affermano nel mercato, il turismo diviene sempre più importante puntando non solo su quello balneare ma anche sulla fruizione del patrimonio naturalistico e storico. Anche l'area SIN una volta bonifica presenta enormi potenzialità per attrarre industrie tecnologicamente avanzate, piccola e media industria.

Altrettanto potrà svilupparsi il porto sia per i traffici passeggeri che merci su camion, un porto a cui manca solo la rete stradale e ferroviaria adeguata alle enormi potenzialità.

Ebbene queste attività non possono svilupparsi se diverremo un polo dell'economia circolare al servizio di altri distretti industriali! Per fare un esempio: non si conciliano la demolizione delle navi e il porto turistico che sta sorgendo a 100 metri di distanza!

Un altro problema che stiamo vivendo è la disoccupazione e la crisi delle grandi fabbriche. Vogliamo evidenziare che le fabbriche addette al riciclo, le discariche o un inceneritore se occupano grandi spazi non danno che pochissimi posti di lavoro come occupazione diretta mentre ne fanno perdere molti di più in settori che sulla qualità e la bellezza dell'ambiente si basano.

Infine ricordiamo che l'area SIN per essere vicino al mare, per aver una falda superficiale a circa 2 metri dal piano di campagna, per essere una palude colmata anche con riporti antropici, per essere attraversata dal Fosso Cornia Vecchia, per essere vicino alla stessa città, per essere vicino al mare ed alla costa che si sta spostando verso l'interno non è ambientalmente adatta ad ospitare discariche o impianti per il trattamento dei rifiuti.


PROPONE


con formale richiesta, di apportare al Piano Strutturale adottato le seguenti variazioni :

Dato che la tipologia di ditte riconducibile alla così detta economia circolare è già presente in numero più che sufficiente nel nostro territorio: sono infatti presenti ditte di intermediazione e trattamento dei rifiuti anche pericolosi, ditte capaci di riciclare materiali edili o inerti di tipo industriale, ditte capaci di riciclare pneumatici, ditte addette allo smantellamento navale, ecc.. e per che quanto esposto precedentemente il loro incremento con concessione di nuovi spazi non costituirebbero fonte di occupazione significativa ed impedirebbero la diversificazione e lo sviluppo, anche occupazionale, della nostra zona indirizzandola verso una nuova monocultura al servizio di altri distretti industriali e non.

Dato che nel territorio del Comune di Piombino sono state fino ad oggi collocate sia discariche per rifiuti urbani che discariche industriali, di cui alcune abusive, saturando tutti gli spazi disponibili e di cui è urgente la messa in sicurezza.

Chiediamo che sia espressamente negata la possibilità di costruire impianti fissi addetti al trattamento dei rifiuti ed impianti di termovalorizzazione per produrre energia elettrica mediante la combustione dei rifiuti, specificando in modo chiaro che non saranno aumentate nel Piano Operativo le aree a ciò destinate (precedentemente classificate come F6). [...]"


Osservazione 3 "Padule – Oasi Bottagone"


"[...] OSSERVATO

Che a pagina 66 del documento “Doc.4 A - UTOE e dimensionamento del Piano“, in merito al Padule – Oasi Bottagone si legge: “Il Piano Operativo … declina gli indirizzi relativi alla tutela delle aree RAMSAR e delle Oasi WWF ...”.

Visto che l'annessione dell’area contigua di tipo A Perelli Bassi alla Riserva Naturale Regionale, con esplicito riferimento alle tutele RAMSAR, è stato oggetto di mozioni approvate a maggioranza del Consiglio Comunale di Piombino n. 119/2018 (nella passata consiliatura) e ribadita nella attuale al n. 108/2019 con approvazione all'unanimità.

Pare di comprendere che il termine “declina” significhi che traduce in azioni gli indirizzi di tutela.


PROPONE


con formale richiesta, di apportare al Piano Strutturale adottato le seguenti variazioni :

Onde evitare qualsiasi fraintendimento, visto che il termine "declina" è fraintendibile (declinare un invito significa, ad esempio, non partecipare), si richiede venga sostituito con sinonimo ben più esigibile, ad esempio affermando:

“Il Piano Operativo … tradurrà in atti concreti gli indirizzi relativi alla tutela delle aree RAMSAR e delle Oasi WWF ...”.


Osservazione 4 "Cop.P1.4 – Riconversione a fini turistico ricettivi delle aree agricole frazionate in località Fabbricciane - Torre Nova”


"[...] OSSERVATO

Che l'area di riferimento della “Cop.P1.4 – Riconversione a fini turistico ricettivi delle aree agricole frazionate in località Fabbricciane - Torre Nova” è il golfo di Baratti, saturo in termini di

peso antropico, occupazione della spiaggia, compatibilità con la duna e area archeologica, mobilità dell'area.

Visto che per questa struttura le previsioni di nuova edificazioni parlano addirittura di dimensionamento massimo: SE = max 5.000 mq (turistico-ricettivo –riuso); max 15.000 mq (turistico-ricettivo – riuso - 1650 posti letto villaggio + servizi).

Visto che in termini di esigenza di nuovi posti letto per ricettività turistica, nel 2017 si è provveduto ad approvare una variante semplificata al Piano Strutturale d'Area e al Regolamento Urbanistico per il complesso ricettivo di Poggio all'Agnello (art.30 L.R n. 65/2014) approvata al n.44 il 23/05/2017 dal Consiglio Comunale di Piombino.

Visto che in tale variante di concedeva al richiedente la possibilità di variare la destinazione d'uso del complesso turistico di Poggio all'Agnello per ben il 40% delle unità immobiliari di tale struttura, per un totale di ben 108 unità abitative, da turistico recettivo a residenziale. Il tutto in ragione del mercato turistico non in grado di assorbire tale ridondante offerta di posti letto.

Non è pensabile vi sia stata una così marcata inversione nelle tendenze di mercato, tanto più in assenza di sostanziali evoluzioni in termini di offerta volta a settori non direttamente legati alla spiaggia, dove gli spazi e i parcheggi a servizio già da anni sono completamente

utilizzati.

Visto che nel documento “DOC.4 – DISCIPLINA DEL PIANO” a pag. 42 dichiara di perseguire l'indirizzo del contrasto “a processi di degrado di carattere antropico; aree interessate da intensi fenomeni erosivi e da subsidenza” e ribadisce nel documento “ DOC.4A – UTOE E DIMENSIONAMENTO DEL PIANO “ a pag. 54 di voler “disincentivare o limitare le attività idroesigenti nella piana agricola caratterizzata dai noti fenomeni di ingressione del cuneo salino e di subsidenza”.

Visto che la vicina area urbana è ad oggi caratterizzata da un'alta quantità di case vuote o sfitte.


PROPONE


con formale richiesta, di apportare al Piano Strutturale adottato le seguenti variazioni :

Di accantonare le proposte di nuova edificazione, in particolare in quelle in aree storicamente oggetto di comportamenti illeciti o abusivi, che andrebbero oggettivamente a valorizzare territori su cui sarebbe opportuna, preventivamente, un'opera di monitoraggio permanente e

ripristino della legalità.

Di sostituire, là dove si ritenesse necessaria una maggiore offerta di posti letto, con forme di facilitazione dell'utilizzo dell'esistente in area urbana, puntando a rivalorizzare l'enorme patrimonio immobiliare sfitto o, comunque, inutilizzato: dagli alberghi diffusi ai B&B, capaci di allungare la stagione turistica, superandone la dipendenza dalla fruizione dei soli arenili. [...]"

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