Purtroppo conosciamo bene i gas che fuoriescono dalla discarica ASIU-Rimateria, con i disagi e l'inquinamento che provocano. Occorrerebbe tuttavia anche verificare se, come ipotizzato da vari cittadini, l'aver innalzato fino a 35 metri la discarica ASIU (inizialmente progettata per arrivare a 9 metri) non abbia creato strappi e fori nel telo di fondo della discarica che raccoglie il percolato. In tal caso parte del percolato potrebbe filtrare nel terreno ed inquinare la falda superficiale che in quell'area, lo ricordiamo, è ad appena 1,5/2,00 metri dal piano di campagna e si riversa nei fossi a nord, nel fosso Corniaccia e raggiunge il mare.
Per escludere questo pericolo l'ARPAT chiese alla S.p.A. Rimateria di effettuare le analisi isotopiche sia sul percolato che sulle acque sotterranee. Tali analisi consentono di rilevare la presenza di trizio (un isotopo dell'idrogeno che si forma nelle discariche), considerato un tracciante del percolato.
Con l’atto di diffida n. 5859 dell'Aprile 2018, era stato prescritta al gestore (Rimateria) un'immediata indagine isotopica sul percolato e sulle acque sotterranee a monte e a valle della discarica in via cautelativa, al fine di escludere il contatto tra percolato e acque di falda. Tali analisi sono iniziate soltanto vari mesi dopo, nell'Agosto 2018.
L'Allegato 1 al Decreto 5688 del 12/04/2019 (con cui vengono accolte le modifiche proposte da Rimateria all'AIA relativa alla 4 Variante) contiene una valutazione di quelle analisi: "...le acque prelevate nel pozzo privato PO_1, ubicato in loc. Colmata, e nel piezometro denominato PZ_vascaLI53, mostrano invece evidenze di una possibile contaminazione da percolato sulla base del contenuto di trizio. Il pozzo privato suddetto fornisce risultati alterati anche sulla base del rapporto deuterio/ossigeno18, insieme alle acque del piezometro denominato P2_C, ubicato nell’area Conglomix. Tali evidenze necessitano di ulteriori monitoraggi di approfondimento".
Nel Decreto 5688 dunque la Regione autorizzava i conferimenti nel cono rovescio anche se molte prescrizioni risultavano disattese e pur non potendo ancora escludere la contaminazione da percolato delle acque sotterranee!
Sempre nello stesso Allegato 1 si prescriveva: "considerate le anomalie riscontrate a seguito dell’indagine isotopica, si prescrive che entro 6 mesi dal rilascio dell’atto aggiornamento dell’AIA, siano effettuati approfondimenti, supportati da uno studio idrogeologico, al fine di escludere la correlazione tra le anomalie rilevate e la presenza della discarica".
Quindi entro Ottobre 2019 avrebbero dovuto essere eseguite nuove analisi per escludere la contaminazione da percolato delle acque sotterranee. Le indagini sono state eseguite solo ad Agosto 2020 da una ditta pagata da Rimateria e i risultati consegnati ad ARPAT (che non ha potuto eseguirle autonomamente visti i continui tagli di risorse e personale a cui è sottoposta da anni).
Le due indagini effettuate da Rimateria non hanno potuto escludere la presenza di inquinamento da percolato delle acque sotterranee: infatti ARPAT chiede di ripeterle, integrando per un anno il Piano di Monitoraggio e Controllo con due campagne isotopiche.
Anche le ultime analisi effettuate lasciano aperti molti interrogativi: lo studio idrogeologico non è stato eseguito (ci si è limitati a riprendere parzialmente uno studio eseguito molti anni fa da ARPAT su tutta la zona) e le analisi non sono state ripetute, come avrebbero dovuto, nello stesso periodo delle prime (effettuate ad Agosto), ma fra il 9 e il 10 dicembre 2019, nei mesi più piovosi dell'anno. Proprio nella settimana precedente ai prelievi ci furono delle piogge molto abbondanti che hanno con tutta probabilità provocato copiose infiltrazioni d'acqua nel terreno falsando così del tutto i risultati.
La ditta che ha eseguito le indagini rileva che su 29 punti analizzati solo 7 danno risultati che possono essere ritenuti attendibili (a causa del mancato rispetto del bilancio ionico). Come si possano ritenere sufficienti i dati risultanti da solo 7 punti di prelievo (per i quali lo sbilanciamento ionico resta alto, attestandosi intorno al 20%) per affermare che non vi è inquinamento da percolato resta per noi un vero e proprio mistero. Sembra piuttosto che, anziché dare una valutazione sostenuta da prove, si sia voluto venire ad ogni costo incontro alle esigenze del committente.
Ad un'analisi tecnica approfondita inoltre, non risultano motivate né spiegate alcune affermazioni tendenti a minimizzare dei valori di trizio superiori al valore medio annuale, per i quali si afferma genericamente che si tratta di una non meglio specificata “anomalia locale”.
A riprova della scarsa efficacia di detta analisi per escludere la contaminazione da percolato delle acque di falda superficiale, la stessa ditta afferma che, visti i risultati e le considerazioni fatte, sarebbe utile effettuare un monitoraggio periodico degli isotopi stabili e del trizio.
Quindi la Ditta sostiene come l'ARPAT che le indagini vanno ripetute. In questo modo, un passaggio dopo l'altro, la prescrizione e l'indagine "urgente" chiesta nel 2018 per escludere l'inquinamento da percolato si è trasformata in indagine da eseguirsi all'interno del Piano di Monitoraggio e Controllo, quindi forse intorno ad Agosto 2021.
4 anni di attesa: bella urgenza, eh? Peggio delle liste di attesa per le visite specialistiche in ospedale. Ma questo è un altro discorso.
Del resto sembra che le prescrizioni siano intese da Rimateria un po' come “consigli” che si è liberi di seguire o non seguire e comunque con tutta calma.
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