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Immagine del redattoreLa Piazza Val di Cornia

Storia del progressivo smantellamento della sanità in Val di Cornia

C’erano una volta, soltanto qualche anno fa, un Ospedale a Piombino (diviso tra Ospedale Vecchio e Villamarina) e un Ospedale a Campiglia Marittima. Un bel giorno fu deciso di chiudere l’Ospedale Vecchio per motivi logistici, di razionalizzazione dei servizi e di risparmio. L’edificio in cui sorgeva, stranamente, fu presto destinato all’edilizia abitativa, in verità con qualche borbottio e qualche insinuazione sussurrata a denti stretti. Toccò poi all‘Ospedale di Campiglia: non fu chiuso, ma trasformato in qualcosa di diverso, quindi la Medicina e la Chirurgia vennero spostate a Piombino. Fu detto che uno dei motivi del trasferimento era quel passaggio a livello alla Stazione di Campiglia che ostacolava il traffico (viene da sorridere pensando che oggi per partorire si deve andare a Cecina e nessuno ha niente da eccepire). Il trasferimento da Campiglia portò alla rapida fusione delle Medicine, anche perché c’era del personale che doveva andare in pensione; più difficile fu la chiusura della Chirurgia “indigena” di Piombino (che alcuni insinuano malignamente sia stata decisa prima del trasferimento di quella di Campiglia e dell’accorpamento delle due U.O.). Tutto avvenne ovviamente sempre nell’ottica della razionalizzazione e del risparmio.


In tempi più recenti, la mancata sostituzione del personale che andava in pensione ha portato a ulteriori progressivi accorpamenti, fino ad arrivare alla “fusione” del Personale Oculistica-ORL e di Chirurgia con quello di Ortopedia, col risultato di non avere più stanze distinte per i vari tipi di ricoverati “chirurgici”. Il Pronto Soccorso, originariamente ubicato nel Vecchio Ospedale, era intanto già stato trasferito a Villamarina e lì, dopo varie peregrinazioni, trovò finalmente la sua attuale sede. Nel frattempo c’era stato anche un progressivo ma significativo “snellimento” del Personale Amministrativo: Piombino e Livorno si trovarono così ad essere coordinate da un’unica sede centrale, situata a Montenero presso una bellissima villa con grande parco, presa in affitto all’uopo: in questo caso, è il caso di dirlo, non si badò a spese. Ma i tagli alla Sanità, ahinoi, modificarono ulteriormente la situazione, costringendo il Personale Amministrativo a trasferirsi nell’Ospedale di Livorno e a dipendere dalla ASL Toscana Nord Ovest con sede a Pisa.


Abbiamo ripercorso le tappe di questo rimodellamento, che si è velocizzato vieppiù negli anni, non per nostalgia “felliniana” ma per dare un’idea del perché oggi, in epoca Covid, l’Italia si trova in testa alla triste classifica di morti per la pandemia in Europa. A Piombino, in nome della razionalizzazione e del risparmio, si è chiusa l’area Materno-Infantile spostandola a Cecina, (si era detto che “in cambio” sarebbe stata spostata l’attività chirurgica di Cecina a Piombino, cosa che ovviamente non è mai avvenuta). Le balbettanti promesse di riaprire Ginecologia e Pediatria a Piombino non sono state altro che un tentativo di confondere le idee o rendere meno evidenti le conseguenze dei tagli previsti dalla Legge Balduzzi (passivamente applicata sul nostro territorio) e che ora, tanto per dire le cose come stanno, costringe il Governo all’affannosa ricerca di Covid-Hotel.


L’idea dell’Ospedale Unico non è altro che una riduzione del numero degli Ospedali: questa passa attraverso una prima fase di riduzione dei Reparti e Servizi (strategicamente provocata dal mancato ammodernamento tecnologico, dalla riduzione di Personale e dei posti letto), per poi arrivare alla fase di vera e propria chiusura dell’Ospedale. Sarebbe certo impopolare fare queste cose in modo chiaro, alla luce del sole: ecco allora che diventa indispensabile la fase delle “promesse”: quella di spostare tutta l’attività chirurgica a Piombino (ovviamente mai mantenuta), o quella di realizzare l’Emodinamica (della quale, se ci avete fatto caso, neanche si parla più).


Ora si inneggia al grande stanziamento per il nuovo Pronto Soccorso. La fase delle promesse dunque è giunta al termine; oggi la strategia è quella di spacciare per “grande avvenimento”, grande “conquista” quello che in realtà doveva essere già stato fatto (e da tempo) e la cui attuazione è invece ancora un mero progetto. Di cosa dovremmo rallegrarci? Di essere, come al solito, in incredibile ritardo? Nessuno ha mai detto una parola sugli spazi ristretti in cui il Personale del Pronto Soccorso è stato costretto per anni a lavorare; nessuno ha rilevato la trafila e l’andirivieni che deve fare un Paziente del Pronto Soccorso che deve essere ricoverato; nessuno, a parte alcuni Sindacati, ha denunciato la cronica carenza di Personale.


Oggi, con un trionfalismo del tutto ingiustificato per tempi, modi e contenuti, si inneggia al nuovo Pronto Soccorso, finalmente dignitoso per Pazienti e Operatori e al passo coi tempi. Viene presentato come la parte iniziale di un effettivo potenziamento dell’Ospedale; potrebbe essere invece l’unica cosa che verrà fatta e il suo vero intento potrebbe essere quello di depotenziare ulteriormente Villamarina. Siamo complottisti? Non crediamo proprio: semplicemente guardiamo cosa è successo in passato e cerchiamo di fare 2 + 2. In realtà sempre più cittadini si chiedono oggi se il futuro dell’Ospedale di Piombino non sia quello di essere trasformato in un Pronto Soccorso o poco più. Vorremmo credere che si tratti invece di un primo passo verso un potenziamento della Sanità. Le decine di migliaia di morti e gli sbandierati ripensamenti della classe politica debbono far sì che le “razionalizzazioni” e i tagli lineari alla Sanità, che sono quelli che in realtà hanno messo in crisi l’intero Paese, siano totalmente ripensati in modo da invertire la direzione.


Il gioco del risparmio, della continua riduzione degli stanziamenti che si protrae ormai da decenni, del progressivo smantellamento della Sanità Pubblica attraverso accorpamenti, chiusure o trasformazioni di Ospedali: tutte strategie per occultare quello che si era progettato da tempo di fare. Queste strategie si sono scontrate oggi con la realtà. I numeri dei decessi che ogni giorno ci vengono sbattuti addosso come se fossero colpa nostra, gli accorati appelli al distanziamento, il conto alla rovescia delle ore che mancano all’inizio delle vaccinazioni: tutto questo evidenzia l’inadeguatezza, l’incapacità, l’ottusità di una classe politica e di una amministrazione sanitaria che troppo spesso si sono fermate a valutare solo l’aspetto economico (come si fa in un’Azienda), dimenticando che si tratta di un’azienda, sì, ma sanitaria, che invece è quello che più dovrebbe importare. Le notizie saranno quindi buone solo quando, rinunciando al trionfalismo e alle narrazioni che cercano di raccontare la realtà in “altro modo”, i problemi verranno affrontati e risolti tenendo conto dell’intera questione. Siamo francamente stanchi di discorsi ricchi di verbi al futuro o di mezze verità finalizzate a nascondere il vero obiettivo: il progressivo smantellamento della sanità pubblica a tutto vantaggio di quella privata

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