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Immagine del redattoreLa Piazza Val di Cornia

Rigassificatore: vecchi affari all'ombra della guerra

La guerra diventa purtroppo l'occasione perfetta per portare a compimento vecchi “affari” ritenuti inaccettabili in tutta Italia.

Sembrava chiaro, fino a poche settimane fa, che per fermare il riscaldamento globale e il pericolo che questo rappresenta per l'intero pianeta fosse indispensabile ridurre drasticamente l'uso dei combustibili fossili (carbone, petrolio, metano). Utilizzando le fonti energetiche rinnovabili (eolico e fotovoltaico) l'Italia potrebbe raggiungere l'indipendenza energetica: se avessimo continuato a incrementare tali impianti a un ritmo di 5900 MW annui (come nel triennio 2010-2013) oggi avremmo potuto fare a meno del 70% del metano che importiamo dalla Russia. Poiché non lo abbiamo fatto, oggi il Governo si limita a scegliere fornitori alternativi alla Russia per fronteggiare la crisi determinata dalla guerra. Invece di predisporre un Piano Nazionale per favorire l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili ed essere energeticamente indipendenti, si pensa a costruire rigassificatori. C'è ovviamente la proposta di costruirne uno a Piombino (potevamo farci mancare l'ennesimo impianto dannoso per l'ambiente, che nessuno vuole e che quindi è comodo piazzare qui?), utilizzando il nuovo porto e il retroporto.


Una proposta che comunque non risolverà il problema: cambieremmo solo il fornitore. Invece di prendere il metano dalla Russia, lo si farebbe arrivare con le navi dall'America. ma i tempi di costruzione di un rigassificatore sono molto lunghi e questo non consentirebbe di risolvere l'attuale crisi di approvvigionamento. La scelta di costruire nuovi rigassificatori ci impegna inoltre nel medio e lungo periodo: resteremo energeticamente dipendenti e continueremo a far aumentare l'effetto serra.


Pur di costruirli in tempi brevi, il Governo propone addirittura di non sottoporli a Valutazione di Impatto Ambientale: quale occasione migliore per fare affari senza sottostare ai vincoli previsti dalla legge per la tutela dell'ambiente?


Ci chiediamo inoltre: come è possibile pensare alla costruzione di un rigassificatore nel nostro porto, praticamente a poche decine di metri dalla città? Come sarebbe possibile far coesistere le navi metaniere con quelle passeggeri per l'Elba? E il porto turistico in costruzione e gli allevamenti ittici sarebbero a distanza di sicurezza? Questi impianti, oltre ad essere particolarmente pericolosi e a rilevante rischio di incidente (incendio ed esplosione), producono un non trascurabile inquinamento (ma tanto che ci importa? Mica dobbiamo chiedere la VIA…).

Persino Legambiente ha così commentato tale ipotesi: "Ci affanniamo a rincorrere dei modelli che sono obsoleti, e il gas è uno di questi. E poi sembra sempre che il governo si ricordi di Piombino solo quando c'è da appioppargli una patacca". Perché di una patacca si tratta, che oltretutto non ha nulla a che vedere con lo sviluppo della nostra città.


Perché allora quasi tutti i politici ed alcuni Sindacati hanno espresso parere favorevole, affannandosi a sostenere che questo consentirà di risolvere problemi che non sono minimamente collegabili al rigassificatore (il forno elettrico per il rilancio delle acciaierie)? Anche il Sindaco ha dichiarato di accettare il rigassificatore se in cambio verranno effettuate le bonifiche e spostata la fabbrica lontano dalla città. Tutto questo mentre ignorano del tutto l'invito ad approfondire la ben più virtuosa ipotesi espressa da un assessore di San Vincenzo legata all'idrogeno.

Hanno già detto di sì dunque, dandoci a intendere che come cittadini avremo qualcosa in cambio. Avremo solo promesse ed una colossale fregatura che ci metterà in pericolo costante, oltre ad una nuova fonte di inquinamento del mare che affosserà definitivamente la possibile diversificazione e lo sviluppo della nostra città.

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