Su una cosa siamo d'accordo con i Sindacati ed i lavoratori: per Rimateria è necessario un nuovo piano industriale. L'azienda però potrà tornare a svolgere un ruolo utile al territorio solo se i soci pubblici riacquisteranno la maggioranza delle azioni. Solo così sarà infatti possibile elaborare un nuovo piano industriale che non preveda né nuove discariche, né il rialzo della ex-Lucchini (anch'esso da considerarsi una nuova discarica, come asserito anche da Navarra), obiettivi ritenuti irrinunciabili dai privati nonostante la legge proibisca di fare discariche così vicine al centro abitato (ricordiamo che Colmata è a circa 200 metri). Speriamo che il Tribunale di Livorno, che sta analizzando il progetto industriale di RiMateria, non trovi il modo di dimenticarsene.
Solo rinunciando a nuovi spazi di discarica si potrà pensare ad elaborare un nuovo piano industriale che punti al riciclo dei rifiuti e non alla loro messa a dimora in discarica. Se il pubblico tornasse ad avere un ruolo di guida nell'azienda, si potrebbero aprire prospettive anche nel campo delle bonifiche e della gestione dei rifiuti urbani.
Essere contro la costruzione di nuove discariche non significa volere la chiusura dell'Azienda! I cittadini promotori del referendum volevano bloccare la vendita delle azioni ai privati, certi che questi ultimi avrebbero destinato ASIU-Rimateria solo alla discarica, mentre il suo ruolo avrebbe potuto essere ben diverso. I privati hanno ampiamente confermato di avere un solo obiettivo: fare profitti creando sempre nuove discariche dove mettere i rifiuti che ritirano da tutta Italia.
Infatti cos'hanno fatto? Hanno svuotato i capannoni e venduto gli impianti utilizzabili per il trattamento e il riciclo dei rifiuti urbani, non hanno riattivato l'impianto TAP per il trattamento e il riciclo degli inerti e delle scorie abbandonate dalla acciaierie, specificando nel loro piano industriale che la rimozione dei cumuli e il loro trattamento (per cui era nata la TAP) sarebbero stati affidati a una ditta esterna a RiMateria. L'unico obiettivo dei privati è
ottenere sempre nuovi spazi di discarica: per questo attaccano il Comune e la Regione Toscana ogni volta che vedono il loro piano industriale messo in discussione. Per questo sono impegnati in una costosa battaglia legale per accaparrarsi il diritto di commercializzare gli spazi via via ottenuti: questo non ha niente a che vedere con le esigenze del territorio, le bonifiche o l'economia circolare richiamata dai sindacati.
Ai lavoratori di RiMateria i privati raccontano che la città è contro di loro, che solo la dirigenza assicurerà loro un futuro di lavoro e sicurezza. Niente di più falso: qualora il progetto di Navarra-Unirecuperi andasse avanti fioccherebbero i licenziamenti. È già stato scritto nero su bianco, in un verbale di approvazione del bilancio: i privati hanno posto una significativa riduzione del personale come condizione irrinunciabile al loro impegno nell'azienda.
Non vogliamo qui entrare nel dettaglio dell'inquinamento ambientale e della spinosa questione della messa in sicurezza: ci basta dire che RiMateria ha appena collezionato l'ennesima diffida da parte della Regione (n.17282 del 23/10/2020), che di nuovo le intima di adeguarsi alle
norme che disattende da anni.
Se RiMateria tornasse sotto il controllo pubblico potrebbe svolgere altri compiti: riattivare la TAP per le bonifiche, la rimozione dei cumuli ed il trattamento dei materiali di risulta delle demolizioni edili, tornare alla gestione dei rifiuti urbani (non solo come stazione di trasferenza verso Grosseto ma ad esempio organizzando anche nuovi servizi, come la raccolta porta a porta, con conseguenti nuovi posti di lavoro).
Quindi un nuovo piano industriale è possibile: garantirebbe il posto di lavoro ai dipendenti e riporterebbe la SpA RiMateria a svolgere un ruolo utile per il pubblico. Ma lo ripetiamo: niente nuove discariche!
Infine ci sorprende che i sindacati non si siano opposti al piano di Carrai, che abbandona la siderurgia per regalare il nostro territorio a ditte impegnate in attività certo non collegate alla lavorazione dell'acciaio. Se l'idea del sindacato è che Rimateria lavori al posto o in collaborazione con la Montello e le altre ditte di trattamento dei rifiuti, chiamate da Carrai a Piombino, dichiariamo la nostra netta contrarietà al loro progetto. Se i Sindacati nell'area industriale, invece di un moderno se pur ridotto centro siderurgico, pensano alla costruzione di un polo nazionale per il trattamento dei rifiuti, non riusciranno a difendere i posti di lavoro attuali e affosseranno quelli nuovi legati alla valorizzazione del nostro territorio: itticoltura, agricoltura di qualità, traffici portuali, piccola e medie impresa, turismo, ecc.
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