Il fallimento di RiMateria aggiunge elementi di urgenza rispetto al futuro della società stessa e dell'intera area che la circonda. Alcuni elementi inconfutabili circoscrivono il panorama dei possibili sviluppi: il primo è costituito dalla inequivocabile espressione dei cittadini del Comune di Piombino che hanno dichiarato, col proprio voto amministrativo, sia volontà di chiudere ogni prospettiva di nuove discariche, sia quella di rifiutare la "naturale vocazione all'economia circolare" che avrebbe voluto fare del nostro territorio un polo nazionale di trattamento e stoccaggio dei rifiuti. Il secondo deriva dal corposo dossier di studi, analisi e prescrizioni disattese che Regione ed Arpat hanno prodotto in merito alla gestione delle discariche. Questi documenti riportano dati preoccupanti circa l'andamento delle emissioni, la fuoriuscita di percolato e la tenuta dei teli che avrebbero dovuto circoscrivere lateralmente e sul fondo le discariche stesse. Terzo elemento è il Sito di Interesse Nazionale per le Bonifiche, che dal 2000 non ha visto intervenire i soggetti interessati nel risanamento dei 900 ettari a terra e oltre 2000 ettari a mare, nonostante si tratti di aree altamente inquinate con sostanze pericolose (nella zona controllata da JSW è presente anche amianto friabile).
Già solo questi elementi, ai quali potremmo aggiungere tante altre considerazioni circa la salute pubblica, la tutela ambientale, l'incompatibilità esistente fra comparti economici che ambiscono a svilupparsi, ci portano a fare una proposta che vorremmo fosse discussa e sostenuta in Regione, nei Comuni del circondario, presso il Ministero: l'intera area delle discariche (in carico prima a Rimateria ed ora alla curatrice fallimentare), compresa la discarica exAsiu, non solo deve rientrare all'interno del SIN, ma deve essere racchiusa all'interno della trincea drenate che raccoglie le acque della falda superficiale per inviarle a depurazione, per mettere in sicurezza operativa la falda superficiale. Dovrà essere rivisto anche il progetto di bonifica della LI53: data la situazione non è infatti più sufficiente provvedere alla copertura e all'impermeabilizzazione delle discariche esistenti.
Quando parliamo dell'inquinamento dell'area delle discariche RiMateria, tutti siamo più o meno a conoscenza della situazione dell'aria: il “disturbo odorigeno” è stato finalmente dimostrato dalle centraline di controllo (oggi non più presenti), i cui valori riscontrati a Colmata e Montegemoli sono stati quasi sempre superiori al limite autorizzato, addirittura superiori a quelli registrati vicini allo Stanic di Livorno o a Santa Croce sull'Arno, la cui condizione è tristemente nota. L'inquinamento dell'aria tuttavia, per quanto fastidioso ed immediatamente percepibile, non è necessariamente il più pericoloso, anzi: spesso quello che i nostri sensi NON percepiscono è molto più dannoso, specialmente nei suoi effetti a lungo termine. La nostra proposta vuole offrire una prospettiva definitiva, cogliendo la gravità delle affermazioni che possiamo leggere negli ultimi documenti di Arpat, su cui scriveremo un post di approfondimento specifico. E' assolutamente da rimarcare come Arpat sia stata, negli anni, progressivamente depotenziata in termini di risorse umane, economiche e mezzi, tanto da doversi affidare a studi prescritti e realizzati per conto degli stessi soggetti controllati. Nonostante questa evidente criticità, i numerosi ritardi e l'enorme mole di analisi dichiarate non valutabili (apparecchiature non funzionanti, studi non effettuati, analisi dichiarate non affidabili etc), una delle ultime relazioni di Arpat rappresenta una situazione ambientale estremamente preoccupante e richiede urgenti interventi da parte della società RiMateria "o chi la rappresenta, considerato l’attuale stato di fallimento".
Cogliamo l'occasione per sottoporre due ulteriori elementi di discussione:
1) le concessioni demaniali, finalizzate a progetti di utilizzo delle aree ormai superati dagli eventi, devono essere ritirate e non rinnovate. Su quei terreni deve essere attivato un processo di recupero di altra natura, pensando a aziende locali di scopo e liberate da qualsiasi interferenza di privati interessati esclusivamente a distribuzione di utili o attirati dal miraggio di facili profitti.
2) l'inserimento di tutte le discariche gestite da RiMateria nel SIN e la corretta valutazione dell’inquinamento di tale area determinerebbe un nuovo percorso della "trincea drenante" riducendone la lunghezza e portando dunque, oltre ad una più efficace protezione ambientale, anche ad un considerevole risparmio economico nella sua realizzazione.
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