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Immagine del redattoreLa Piazza Val di Cornia

Discarica: obblighi e attese pericolose. E una proposta

Sembra che la situazione sia sotto controllo: del resto è ancora estate. I nodi verranno dolorosamente al pettine con le prime piogge. Oltretutto si insiste col dire che il compito del curatore fallimentare è quello di pensare in primis agli aspetti economici per soddisfare i creditori di Rimateria. Per la politica sembra ormai giunto il momento di spostare l'attenzione su altri temi, ma l'annuncio di svolte epocali, di cambi marcia, il fascino del palco e dei riflettori nel tempo non possono sottrarre gli amministratori alla verifica di ciò che viene effettivamente fatto e di ciò che NON viene fatto.


Sono stati UFFICIALMENTE denunciati, a seguito di una ispezione di ARPAT (vedi: ARPAT: esito ispezione del 30 giugno 2021 a discarica su wixsite.com ), i gravi e immediati pericoli derivanti da una carente gestione della discarica: la fuoriuscita del biogas direttamente dalla superficie della discarica, che presenta zone scoperte; alcuni pozzi del biogas non collegati all'impianto di estrazione e trattamento; il mancato funzionamento dell'impianto di trattamento del biogas (che quando va bene viene semplicemente bruciato in torcia); i livelli del percolato in più moduli e nella vasca di raccolta non mantenuti al di sotto del livello di guardia; le possibili lesioni del telo di fondo delle discariche gestite da Rimateria, ecc.

Com'è possibile che nulla succeda? Anzi qualcosa è successo: quando ARPAT si è presentata il mese dopo per la nuova ispezione (il 30 luglio scorso), la curatrice fallimentare, pur avvisata, ha fatto trovare i cancelli chiusi (vedi: ARPAT: sintesi attività di controllo ) .


Di fronte a questa palese scorrettezza com'è possibile che stiate ancora tutti zitti? ARPAT ha potuto effettuare l'ispezione programmata? Se sì, quando? Abbiamo fatto richiesta ad ARPAT per conoscere l'esito dell'ultima ispezione. Malgrado la situazione disastrosa della discarica, la curatrice fallimentare ha mantenuto al lavoro solo pochi dipendenti (fra l'altro scegliendo le qualifiche con un criterio assai difficile da comprendere), in numero per noi insufficiente a garantire la sicurezza del sito ed effettuare tutte le operazioni necessarie (manutenzione delle pompe che estraggono il percolato, controllo del livello del percolato nei moduli e nella vasca di raccolta, pulizia delle canaline di raccolta dell'acqua piovana, controllo del funzionamento degli impianti di estrazione del biogas, copertura delle parti scoperte non più adibite a accogliere rifiuti dal 14 Giugno, ecc).


Con l'arrivo delle piogge i rischi si moltiplicano: aumenta la produzione di percolato e l'acqua che ruscella sulla parte di discarica non impermeabilizzata può andare a finire direttamente nel Fosso Cornia Vecchia. Chiediamo alla curatrice fallimentare: come intende operare per mettere subito in sicurezza gli impianti, visti i tempi lunghi della procedura fallimentare? Ha accolto la precedente richiesta fatta alla ditta dalla Amministrazione Comunale per l'esecuzione dei carotaggi per verificare quali rifiuti la Lonzi e RaRi (accusate di traffico illecito di rifiuti pericolosi) hanno portato a Piombino? La sua preoccupazione non può essere solo quella di vendere l'azienda; con i soldi che ha a disposizione deve iniziare a mettere in sicurezza le discariche. Non vi sono solo debitori economici, i cittadini e l'ambiente hanno un debito di salute da sanare!

Se la curatela non è chiamata a succedere in obblighi o responsabilità del fallito, è tuttavia tenuta all’adempimento degli obblighi di custodia, manutenzione e messa in sicurezza correlati alla sua situazione di attuale possessore o detentore del bene. In tali oneri rientra indubitabilmente anche l’adozione delle misure di prevenzione di cui all’articolo art. 240 comma 1, lett. l) del d. lgs. n. 152/2006, ovvero le iniziative necessarie a contrastare minacce imminenti per la salute o per l’ambiente (T.A.R. Toscana, Sez. II, sent. n. 166 del 4 febbraio 2019).


Perché queste domande se le fanno solo alcuni cittadini e non i Comuni Soci di Rimateria? Perché alla notizia del licenziamento di tutti i lavoratori di Rimateria e a quella della disattenzione della curatrice per la sicurezza della discarica non ha fatto seguito la convocazione dei Consigli Comunali, che potevano chiedere di mantenere a lavoro un maggior numero di lavoratori? Indipendentemente dall'attivazione dell'esercizio provvisorio, si deve infatti continuare a gestire gli impianti in modo corretto. Perché i Comuni non esprimono un loro parere sul piano industriale che la curatrice sembra stia approntando per effettuare la vendita ad un nuovo privato? Con una Ordinanza Sindacale si potrebbe obbligare la curatrice ad autorizzare i carotaggi sulla discarica, fatti da una ditta pagata dal Comune di Piombino; con una Ordinanza Sindacale la curatrice fallimentare potrebbe essere obbligata ad utilizzare i soldi che ha a disposizione per gestire in sicurezza la discarica, a cominciare dall'estrazione del percolato da ambedue le discariche da lei gestite, come indicato da ARPAT.


Perché niente di tutto questo sta avvenendo e tutti stanno solo a guardare? La situazione dell'aria delle discariche Rimateria è talmente compromessa che la stessa discarica ex-ASIU sarebbe da includere all'interno del SIN. Visto il fallimento di Rimateria-ASIU, l'area dei cumuli di rifiuti siderurgici (LI53) potrebbe, al pari della 36 ettari (dove sono presenti altri cumuli), entrare all'interno del canalone previsto per la messa in sicurezza della falda. Di questo parleremo in un prossimo articolo.

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