Sulla questione Rimateria e sui problemi ambientali ed occupazionali ad essa collegati, "La Piazza" ricorda che lo scorso settembre ha proposto di inserire tutta l'area delle sue discariche all'interno del SIN e della trincea drenante, strategia che renderebbe effettiva la messa in sicurezza operativa dell'intera falda superficiale e che consentirebbe di ricevere finanziamenti statali per la bonifica dell'area (che andrebbero ad aggiungersi alla riscossione delle fideiussioni).
Questa proposta a metà dicembre è stata approvata all'unanimità dal Consiglio Comunale di Piombino: a distanza ormai di due mesi, visto il pesante silenzio sceso sulla questione, ci chiediamo se a tale approvazione abbia fatto seguito la doverosa e urgente azione verso il Ministero.
Intanto rendiamo pubblici anche i suggerimenti che in estate presentammo alle forze politiche: avremmo voluto comunicarli insieme ai risultati delle ultime indagini ARPAT, ma questa volta nonostante la nostra formale richiesta di accesso agli atti ARPAT non ci ha fornito i documenti relativi alle indagini ambientali svolte nella discarica. Per la prima volta, il responsabile del procedimento di accesso ha negato “temporaneamente l'accesso su indicazione dell'Autorità Giudiziaria ex art 329 del cpp”, articolo che impone l'obbligo del segreto sugli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria fino alla chiusura delle indagini preliminari.
La situazione ambientale è sicuramente sull'orlo del collasso, ma supponiamo che le indagini in corso non ci abbiano permesso di sapere quanto. A giorni richiederemo nuovamente ad ARPAT i risultati delle ultime indagini compiute nell'area Rimateria.
La curatrice fallimentare è comunque tenuta ad ottemperare alle prescrizioni Regionali in merito alla sicurezza, soprattutto riguardo alla situazione del percolato (che deve essere prelevato più spesso dalle vasche di raccolta). La soluzione passa necessariamente dalla chiusura della discarica esaurita e dalla riscossione delle apposite fideiussioni. I vecchi compratori si sono ritirati e non sappiamo a cosa mirino quelli nuovi, sempre che ci siano. Siamo certi che la vendita a nuovi privati non potrà comunque portare al risanamento ambientale, né potrà risolvere il problema occupazionale: da sempre i privati si occupano di fare profitto e non di investire sulla messa a norma degli impianti, né di riattivare gli impianti (TAP) capaci di trattare i cumuli del SIN.
La situazione disastrosa dell'area gestita da Rimateria ci ha spinti a chiedere alle Amministrazioni Comunali (Piombino, Campiglia e San Vincenzo) e a tutte le forze politiche di non accettare che quella che era una società pubblica sia venduta all'asta a nuovi privati. Abbiamo proposto in alternativa un percorso che vede gli Enti Locali, la Regione ed il Ministero della Transizione Ecologica, con Invitalia, lavorare per riacquisire il pieno ed esclusivo controllo pubblico di Rimateria, al fine di creare una SpA di scopo per il risanamento ambientale del SIN di Piombino. Effettuare le bonifiche con un'azienda di nuovo pubblica, ad esse esclusivamente dedicata, consentirebbe di ridurre sensibilmente le spese e rimettere finalmente a posto l'intera area.
Se Rimateria fosse messa al servizio delle bonifiche del SIN e della protezione ambientale della Val di Cornia, lo Stato trarrebbe vantaggio dall'avere un'impresa di proprietà (diminuirebbero i costi
della bonifica della falda, della rimozione dei cumuli, del trattamento delle terre scavate per realizzare la strada e la ferrovia di accesso al porto, ecc).
Gli spazi già autorizzati in discarica dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per i materiali provenienti dalla bonifica (terre della MISO della falda, ecc.) del SIN ed eventuali ampliamenti dovrebbero essere legati esclusivamente alle necessità di bonifica del SIN di Piombino.
La nostra proposta di creare una azienda pubblica per il risanamento ambientale non è un'utopia: esperienze simili si sono già avute a Casale Monferrato ed a Cornegliano.
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